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L’oncologia e lo stress terapeutico

Durante le cure oncologiche, a partire dalla diagnosi, il paziente neoplastico viene sottoposto ad una serie di tensioni piuttosto forti. Egli subisce, infatti, un forte impatto emozionale fatto di paure e ansie, tali da mettere a dura prova la sua psiche. È proprio allora che risulta necessario un valido supporto psicologico, un trattamento psicoterapeutico che lo aiuti a conseguire, in modo ottimale e sereno, la buona riuscita dei trattamenti.
La terapia non farmacologica oggi assume un aspetto alquanto significativo per la salute mentale e fisica del malato oncologico. Essa è imprescindibile dalle comuni cure somministrate in oncologia. Questo, soprattutto, a causa delle numerosi emozioni negative associate alla stessa malattia e allo stress che il malato deve affrontare durante la fase diagnostica, le cure, le eventuali recidive e aggravamenti della patologia.
Non è difficile comprendere tali reazioni! Basti pensare come il cancro possa trasformarsi in un’esperienza pervasiva e multidimensionale di sofferenza, capace di coinvolgere l’intero organismo umano.

Stress terapeutico

A dare un maggiore peso a tale situazione sul paziente, è anche lo stress terapeutico. Debilitazione del corpo, abbassamento del sistema immunitario e affaticamento causato dai trattamenti di chemioterapia e radioterapia contribuiscono, non soltanto a peggiorare lo stato di salute del malato oncologico, ma anche ad aggravare il suo senso di sconforto e quindi di stress psicologico.
Diversi studi hanno dimostrato quanto il livello di angoscia, ansia e tormento possano contribuire nel compromettere il decorso e le possibilità di guarigione del malato.
Per questo la psicologia oncologica ha dato molta importanza a questi fattori cercando di evidenziarne i maggiori problemi. Vediamo nello specifico quali sono:

Depressione

Tra i pazienti oncologici, il rischio di depressione è tre volte maggiore rispetto alla popolazione in generale. Essa appare come un disturbo dell’umore con stati evidenti di inerzia, di tristezza, stati di solitudine, forte inibizione e pensieri negativi circa il futuro. La depressione clinica non rappresenta un malessere solo psicologico, ma una vera e propria malattia che può causare un indebolimento dell’organismo anche sul piano biologico. Allo stesso modo però, se si interviene contro la depressione, i malati oncologici possono migliorare il loro stato di salute e vivere di più. Questo lo confermano gli studi effettuati da gruppo di psicologi e psichiatri dell’Università di Stanford e di Alberta, secondo i quali la mente gioca un ruolo fondamentale nella vita di un paziente neoplastico.

Ansia

Le continue ricerche in ambito oncologico hanno raggiunto enormi progressi nella cura delle malattie tumorali. Malgrado tutto, però, il termine “cancro” continua a suscitare non pochi sentimenti negativi, quali angoscia, paura e ansia. Una diagnosi tumorale viene quasi sempre percepita come una vera e propria condanna a morte, una percezione che, se non gestita bene, può investire come un tornado. Questi sentimenti sono più che legittimi, ma alla lunga possono diventare una vera e propria patologia nel paziente neoplastico. Cosa fare in questi casi?

Supporto psicologico

Lo stretto collegamento tra oncologia e stress terapeutico può essere brillantemente superato con un l’aiuto valido supporto psicologico. Risulta evidente come i pazienti neoplastici vivano condizioni fortemente stressanti e stati emotivi drammatici, tendendo spesso ad accentuare comuni stati d’animo (dolore e irritazione). La terapia di supporto è un ottimo rimedio per affrontare e gestire tutto lo stress a cui il paziente è sottoposto durante il periodo della malattia. Essa si basa sul principio della comunicazione, un dialogo tra il paziente e lo psicologo, il quale cercherà di informare consapevolmente l’individuo sulla sua malattia e sulle cure che dovrà effettuare. Il lavoro del terapeuta non è quello di condurre il malato alla rassegnazione. Esso mirerà a regolarne le emozioni, a migliorarne l’umore, a gestire lo stress, fino ad ottenere un innalzamento delle difese immunitarie. La presenza dello psicologo sarà fondamentale durante il percorso della terapia oncologica e, nei casi più gravi, sarà un valido aiuto nel gestire le situazioni peggiori e le eventuali regressioni della patologia.

La fase di accettazione

I continui colloqui con il terapeuta, condurranno il paziente neoplastico alla fase dell’accettazione. Egli, dopo aver elaborato la sua situazione, giungerà ad accettare la propria condizione, ma questo non eliminerà subito i sentimenti di depressione e di rabbia. A giungere a questa fase, contribuiscono diversi approcci terapeutici, quali la musicoterapia. È stato dimostrato che questa tecnica può aiutare a ridurre notevolmente i livelli di stress e di ansia. Essa interviene sul controllo del dolore e favorisce una migliore adesione del malato alle cure oncologiche. La musicoterapia è una materia basata sull’elemento musicale/sonoro nel rapporto tra paziente e operatore. Essa, infatti, prevede due metodi: musicoterapia passiva (ricettiva) e musicoterapia attiva. La prima si basa sull’ascolto di brani musicali scelti dal terapeuta o dal paziente; la seconda, invece, si basa sulla creazione di musica da parte del paziente stesso, tramite rumori, strumenti musicali e suoni vari.

Coping

Il Coping è una tecnica cognitivo comportamentale, con la quale il paziente oncologico si appresta a superare lo stress e le conseguenti emozioni. Le strategie di coping utilizzate tra i pazienti neoplastici sono varie, tra le quali: Hopelessness/helplessness, con alti livelli di depressione e ansia, incapacità di attuare strategie cognitive per accettare la malattia fino alla sicurezza di poter controllare la patologia dall’esterno;
lo Spirito Combattivo con minore livello di depressione e ansia. Qui il paziente reagisce positivamente fino alla convinzione di poter fronteggiare e sconfiggere la sua malattia;
accettazione stoica, con livelli bassi di depressione e ansia. Il paziente assume un atteggiamento fatalista e si convince di controllare il cancro dall’esterno;
negazione ed evitamento con assenza di depressione e ansia. Il malato minimizza la gravità della malattia mantenendo un atteggiamento di indifferenza.

Qualunque siano le strategie utilizzate dai pazienti neoplastici, l’adattamento è una tecnica che dimostra una possibilità di crescita da parte del paziente e quindi di far fronte ad uno stress così intenso; viceversa, il malato potrebbe regredire psicologicamente e quindi non riuscire a far fronte alle sue emozioni, dando vita a reazioni psicopatologiche.


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